Generali tira dritto, conferma tutti target al 2015, ne migliora alcuni, ne aggiunge altri. Punta a una drastica riduzione dei costi, del debito e a aumenti di redditività e patrimonializzazione. Tutto questo, nonostante Standard&Poor's abbia annunciato un prossimo declassamento del Leone di Trieste, che da A- potrebbe allineare il proprio rating al BBB dell'Italia. Il credit watch negativo sul debito di Generali, in virtù dei nuovi criteri di valutazione più legati al rating del debito sovrano del Paese prevalente, ha fatto letteralmente infuriare il ceo Mario Greco, nella conference con gli analisti durante il secondo Investor Day, tenutosi ieri a Londra. "Se l'Italia dovesse andare in default - ha detto - non sarebbe un problema solo per Generali, ma per tutti. Credo che queste persone (riferendosi a Standard&Poor's, ndr) vivano fuori sincrono. Tre anni fa c'erano preoccupazioni sull'Euro e sulla permanenza dell'Italia nell'Euro: è piuttosto interessante che ci sia questo tema oggi. Noi puntiamo alla completa trasparenza: i rating non hanno molto senso. La cosa più importante è che tutti capiscano cosa stiamo facendo". Il 24% del business di Generali proviene dall'Italia, e il numero uno di Generali ha ribadito di non voler lasciare il Paese.
Il Leone di Trieste conferma, quindi, gli obiettivi già dichiarati nel precedente appuntamento di gennaio: un Roe operativo al 13% entro il 2015, con un utile operativo lordo a 1,6 miliardi di euro, un indice Solvency I oltre il 160% (oggi intorno al 150%) e introduce due nuovi obiettivi: quello di raggiungere un debt leverage ratio (rapporto tra debito e patrimonio netto) al 35%, contro il precedente al 40%, e un remittance ratio al 75%. L'ultimo dato è stato sottolineato particolarmente dal cfo, Alberto Minali, perché costituisce l'ennesimo esempio della nuova strategia di centralizzazione delle decisioni della compagnia. Il 75% del free surplus lordo generato dalle unità operative sarà trasferito alla holding. Greco vuole così generare "rendimenti più alti nel breve termine", per far crescere i dividendi progressivamente fino al 2015 (oggi il dividend pay out è al 40%).

Taglio dei costi, strategie e investimenti

Per quanto riguarda la riduzione dei costi, l'obiettivo del gruppo è ottenere 750 milioni di risparmi entro il 2015 e un miliardo al 2016, di cui il 40% dal business vita e il 60% da quello danni e altre attività. "Ma questi risparmi non toccheranno le reti distributive, in termini di remunerazioni e commissioni. In Italia, Germania e Spagna, gli agenti sono un valore per noi e un asset molto importante". È quanto ha assicurato il group ceo, durante la sessione di domande e risposte all'Investor Day. Il top manager ha anche rivelato che non sono previsti, "per l'anno prossimo", ristrutturazioni del personale: "saranno utilizzati - ha aggiunto - i sistemi previsti nei singoli Paesi (turnover, pensionamenti ecc., ndr)".
Più del 60% del target dei quattro miliardi di dismissioni entro il 2015 è stato già completato. Nell'immediato, cioè il trimestre in corso, Generali non prevede grossi cambiamenti rispetto ai trimestri precedenti, e tutto procede "senza peggioramenti né evidenti miglioramenti", ha sottolineato Greco.

Le strategie di Generali si concentreranno soprattutto a far crescere il business in Europa dell'est (Polonia), Asia e America Latina. Il Leone sta crescendo molto già quest'anno in Indonesia, dove in un anno è passata da 3000 a 5000 punti vendita (per fine 2013). Inoltre, Greco ha rivendicato la propria capacità di cambiamento, evidenziando che Generali, da quando c'è lui, è uscita da otto patti di sindacato, riacquistando la disponibilità degli asset "per la gestione più opportuna". La compagnia triestina ha disdetto i patti in Mediobanca, Rcs, Pirelli, Telco, Gemina, Prelios, Ntv e Agorà. Il gruppo, inoltre, ha confermato Greco, non sta cercando acquisizioni: "siamo focalizzati sulla razionalizzazione fino al 2015". Durante la conferenza con gli analisti, Greco ha anche ribadito l'intenzione di vendere Bsi, ma ha anche detto che non sarà facile per ragioni anche regolamentari. L'apporto della dismissione al capitale sarà pari a una percentuale alta a un cifra.
Dal punto vista degli investimenti, Nikhil Srinivasan, group chief investment officer, ha annunciato che Generali ridurrà la propria esposizione ai btp italiani a 55 miliardi di euro entro fine anno. Attualmente il Leone di Trieste detiene 55,5 miliardi di titoli di Stato tricolori. A fine 2012 ne aveva 58,5.
 
Mario Greco, che aveva inaugurato la giornata ha sottolineando come sia in corso una vera e propria rivoluzione in Generali, ha sostenuto, di avere "la miglior squadra del panorama assicurativo mondiale".
Al termine della conferenza con gli analisti, Il group ceo ha dato appuntamento al prossimi novembre per un Investor Day completamente diverso: "parleremo - ha concluso - del posizionamento geografico della compagnia, dei prodotti, della distribuzione e degli utili realizzati nei diversi Paesi". Generali terrà un roadshow europeo da venerdì fino alla prossima settimana.

La riorganizzazione in Italia
Greco ha parlato molto della riorganizzazione in corso in Italia, con la fusione dei marchi e l'allineamento dei prodotti. "Generali Italia - ha spiegato il ceo - è una compagnia separata da Generali Holding. Dal prossimo gennaio cominceremo a unificare i prodotti di Toro, Alleanza e Ina Assitalia per tutte le agenzie. È un percorso lungo e sarà uno sforzo massivo, ma gli agenti sono contenti, nonostante siano un po' preoccupati per futuro. In Italia noi abbiamo 230 prodotti ed entro il 2015 saranno 70: gli agenti saranno formati per indirizzare i consumatori su questi prodotti". Il ceo ha quindi confermato gli investimenti in Italia sotto tutti i profili: dall'Ict, alla formazione, al sales management. "Con meno burocrazia - ha aggiunto Greco - più specializzazione e una centralizzazione del business tutto sarà migliore e avremo benefici entro il 2015".

Il caso di
Cosmos Direkt
Carsten Schildknecht, il group chief operating officer, ha mostrato agli analisti alcuni esempi dei vari modelli di business che Generali ha nel mondo. Uno di questi è Cosmos Direkt, la compagnia diretta di Generali Deustchland, presentata come un'"esperienza superiore per il consumatore". La compagnia che distribuisce anche nel campo della previdenza, opera on line e per telefono (compreso il pagamento della polizza), ma i clienti hanno un consulente a disposizione a ogni ora e tutti i giorni, che attraverso il cobrowsing può intervenire direttamente, vedendo e operando, sullo schermo del computer del cliente.

Il nuovo logo
A margine della giornata, Generali ha presentato il nuovo logo. Si tratta di un restyling del logo del gruppo, con l'obiettivo di arrivare ad avere un unico marchio in tutto il mondo. Il Leone Marciano, simbolo della compagnia dal 1848 (in precedenza era l'aquila bicefala dell'Impero Asburgico), è stato ridisegnato e andrà a sostituire gli attuali 150 loghi presenti nel mondo con un unico Leone a figura intera: finora per le realtà diverse dalla capogruppo, l'animale era rappresentato tagliato a metà, per far posto ai brand locali.
Il nuovo logo mantiene i tratti caratteristici del Leone di San Marco, le ali e il Vangelo, rivedendo il profilo del capo e semplificando ali, zampe e coda. È inoltre introdotto un sistema visivo per i materiali di comunicazione del gruppo, con diverse tonalità di rosso.

Fabrizio Aurilia

Fonte: www.insurancetrade.it/Content/Compagnie.aspx?id=e7a8cb34-b8c8-4555-af2f-6d138f6053a5


La centralitá dell’agente e le sue modalità di realizzazione. L’urgenza di modernizzare l’offerta, i prodotti e le tecniche per intercettare le esigenze della clientela. La necessità di una crescita esponenziale dei prodotti assicurativo-finanziari e previdenziali, per coprire i bisogni del welfare. La ricerca di soluzioni eque, per scongiurare ulteriori perdite di terreno degli agenti. L’esigenza di una relazione più intensa con il cliente, per garantire una pluralità di offerta.

Queste le priorità per il mondo assicurativo, enunciate da Elena Dragoni, agente Allianz – attiva esponente sindacale e imprenditrice – per invertire la tendenza alla sottoassicurazione nel nostro Paese.

Elena Dragoni diventa agente Allianz a Pavia, nel 2008, a soli 32 anni. Dopo una breve esperienza, nel 1999, con la Duomo Assicurazioni, nel 2000, entra a far parte di Ras e inizia a dedicarsi alla formazione, diventando formatore/consulente per la direzione di Allianz, con ottimi risultati.

Nell’arco di soli otto anni, le viene affidata la guida di un’impresa/agenzia, che gestisce con piglio imprenditoriale, pur mantenendo la spiccata vocazione per il sociale, con azioni di volontariato e adozioni a distanza.

È componente dell’asecutivo nazionale Sna (responsabile Sna delle commissioni tecniche e responsabile del territorio) e del direttivo del Gruppo Uia dell’Allianz.

Fortemente preparata nell’Rc auto, ha partecipato alla redazione dei contenuti tecnici del convegno Rca, Non solo prezzo che si è svolto a Roma nel 2009, con grande successo mediatico e istituzionale.

Un dirigente di alto livello, in un recente convegno che ha fatto emergere la crisi generalizzata della struttura agenziale, ha sostenuto che le imprese devono riflettere se sia o meno il caso di rilanciare la figura dell’intermediario.

Qual è la sua opinione su questa provocazione?

Si tratta di una provocazione, come lei stessa dice. Potrebbe essere un tentativo di misurare la capacità del sindacato di essere coerente con le posizioni da sempre sostenute, sul rifiuto di una qualsiasi disparità di trattamento tra agenti liberi e agenti integrati, come sono stati recentemente definiti dall’Ania, gli agenti monomandatari. La centralità dell’agente non è in discussione, neppure per le imprese. È la modalità di realizzazione di questa centralità che ci trova su posizioni distanti.

L’Italia, una nazione sottoassicurata. A suo parere, la responsabilità appartiene alle compagnie, che non hanno saputo sviluppare a sufficienza il settore, allo Stato che non ha avuto la capacità di istruire il cittadino, partendo dalla scuola o all’intermediazione, che è carente nel ruolo sociale?

In Italia, la responsabilità di una scarsa cultura assicurativa è condivisa tra lo Stato e le imprese. Queste ultime, pur avendo prodotto notevoli utili negli ultimi decenni, non hanno saputo modernizzare l’offerta, innovare i prodotti e le tecniche per intercettare le esigenze della clientela. Sul piano tariffario, poi, le imprese hanno ragionato in un’ottica autoreferenziale, nella quale la qualità del prodotto assicurativo ha dovuto cedere spazio alla necessità di equilibrio tariffario. Dal canto suo, lo Stato, non ha certo contribuito alla diffusione di una sensibilità assicurativa e previdenziale degna di un Paese evoluto, benchè tale politica abbia rappresentato una conquista sociale e collettiva non indifferente. Oggi, non è più possibile mantenere tali livelli di copertura sociale in fatto di welfare. Urge una presa di coscienza in tempi rapidissimi: ne dovrà conseguire una crescita esponenziale nella diffusione dei prodotti assicurativo-finanziari e previdenziali, che Sna si augura sarà messa in atto soprattutto dal canale agenziale, se sarà pronto e organizzato per farlo.

In un altro recente convegno, il dibattito ha sollevato dei distinguo sulla differenza tra agente e broker. Quest’ultimo mediatore dovrebbe essere pagato dall’assicurato e non dalle compagnie. Si raggiunge, poi, l’assurdo quando gli affari vengono appoggiati alle agenzie e siete voi agenti a erogare le provvigioni. Come sindacato, pensate di promuovere possibili aggiustamenti?

Si tratta di una consuetudine che si è consolidata in decenni di collaborazione tra brokers e imprese, e tra brokers e agenti. Si pensi che quasi i due terzi del portafoglio rami danni non auto, della rete agenziale di primaria compagnia, si dice sia intermediato dai brokers, che lo appoggiano alle agenzie per comodità di rapporti e che, di fatto, possiedono la titolarità del rapporto con i clienti. È evidente che gli agenti hanno accettato di riconoscere le provvigioni ai brokers, per evitare che questi ultimi trasferissero intere fette di portafoglio alle gerenze delle compagnie, che da sempre pagano sostanziose provvigioni ai broker. Inoltre, pare che questa pratica sia usuale in tutto il mondo. Come sindacato, abbiamo tentato anche la via giudiziaria, per limitare il fenomeno, specie nell’ambito degli enti pubblici ma, come noto, l’esito è stato quasi sempre a favore dei broker. Aggiungo che la battaglia, in Europa, contro l’ipotesi di introdurre un divieto assoluto di provvigioni erogate dalle compagnie agli intermediari liberi (agenti e brokers), ci vede unitariamente schierati, per cui sarebbe difficile e politicamente scorretto condividere una battaglia europea e poi scontrarci, nel nostro Paese, su questioni che ci hanno visti divisi in passato ma che, ormai, hanno fatto il loro tempo.

Il direttore centrale dell’Ania, nel confermare la centralità dell’agente, ne riconosce le difficoltà del momento e ammette che i mercati si evolvono al di là delle regole. Il tavolo di trattativa che si è testè aperto tra le parti sociali, porterà soluzioni eque e maggiore chiarezza?

Verdone esterna le proprie considerazioni in merito alle difficoltà che gli agenti avrebbero a rimanere sul mercato, se non sapranno innovare il loro modello di business. Il sindacato condivide questa riflessione, con la differenza che, mentre l’Ania pensa a soluzioni di retroguardia, come riproporre all’agente clausole stringenti di esclusiva unilaterale rigida, il sindacato pensa a rimedi moderni, con i quali permettere all’agente di svolgere un’attività di relazione più intensa con il cliente, servendolo a a tutto tondo, offrendogli un maggior ventaglio di soluzioni, una pluralità di offerta, che consenta di soddisfare tutte le esigenze, anche le più sofisticate. Il mercato, che effettivamente si evolve, al di là delle regole, ha già scelto per un intermediario maggiormente libero e svincolato dai limiti operativi che un’esclusiva rigida impone. Basti pensare che in Italia, nei rami danni (auto compreso), al primo semestre di quest’anno la quota di mercato dei broker, intermediari indipendenti per definizione, ha superato il 50%, quindi di quasi dieci punti la quota degli agenti, rimasti al palo proprio per l’immobilismo conseguente alla modalità rapportuale con le imprese assicuratrici, improntata alla parasubordinazione, gerarchica e organizzativa, che ne limita l’efficacia commerciale. Le soluzioni eque e possibili, al tavolo Sna/Ania, scaturiranno solo se le parti prenderanno atto, finalmente, del mutato impianto normativo e della necessità per gli agenti di poter contare su una maggiore libertà imprenditoriale.

Difficile coniugare il ruolo di donna con quello di agente e dirigente nazionale di Sna? Le aspettative iniziali, l’entusiasmo, ma anche le fatiche di un volontariato così totalitario e assorbente, le consentono di gestire equamente i ruoli?

Non dobbiamo cedere alla tentazione di sconfinare nel luogo comune della difficoltà, a conciliare il ruolo di donna con quello degli impegni istituzionali dettati dal ruolo ricoperto in Sna. L’energia necessaria per mettere un periodo della propria vita personale e professionale al servizio dei colleghi, attraverso l’attività di dirigente sindacale, è direttamente proporzionale all’impegno che si decide di spendere. In quest’ottica, il coinvolgimento e lo sforzo sono equivalenti per l’uomo e per la donna. La difficoltà, sostanzialmente identiche per i due sessi, nascono soprattutto dalle penalizzazioni che inevitabilmente subiscono le attività lavorative e dal fatto che spesso si finisce per trascurare gli affetti familiari.

Carla Barin

Fonte: www.insurancetrade.it/YES/416_giovedi28novembre.pdf


 Aiutare il cliente in un periodo di crisi e semplificare le procedure di risarcimento degli assicurati. Questi gli obiettivi dell'accordo siglato da Allianz Italia e Codacons, che prevede, per gli aderenti all'associazione dei consumatori, uno sconto del 10% sulla Rc auto, l'impegno a esperire la conciliazione paritetica, il divieto della cessione del credito e l'utilizzo delle carrozzerie fiduciarie.

"Siamo certi – ha spiegato Fabio Sattler, vice direttore generale di Allianz Italia – che, se i clienti saranno in grado di apprezzare lo strumento della conciliazione paritetica, si potranno avere immediati benefici in termini di riduzione del numero e del costo complessivo degli interventi legali inutili, con la logica conseguenza di ridurre il costo complessivo dei sinistri in tutte quelle voci improprie ed indirette, che non vanno a beneficio del consumatore, creando così le premesse per una significativa diminuzione dei prezzi".

Il prodotto messo a punto da Allianz prevede l'accettazione, da parte dell'assicurato, di una clausola che vieta la cessione del credito Rc auto, impedendo di fatto lo sviluppo del cosiddetto mercato dei sinistri. E, in caso di incidente, l'assicurato si potrà rivolgere, per le riparazioni dei danni subiti all'autovettura a una delle oltre 1.500 carrozzerie fiduciarie convenzionate con il gruppo Allianz.

"È un piccolo, ma significativo passo avanti – conferma Carlo Rienzi, presidente del Codacons – nella lotta alla crisi e ai balzelli che, a prescindere dalla Rc auto, subiscono gli italiani; assicurarsi con lo sconto e avere anche la tessera del Codacons per difendersi dai soprusi, sarà sicuramente un vantaggio per tantissimi cittadini".

Laura Servidio

Fonte: http://www.insurancetrade.it/YES/415_mercoledi27novembre.pdf


Nell'ultimo anno, la quota di mercato dei canali diretti nei rami danni è passata dal 7% del 2011 all'8,1 % del 2012, dopo che per anni si era attestata su una quota di mercato intorno al 6%. Gli agenti guidano ancora la classifica con l'abbondante 81% del totale. Tuttavia, come sostiene Fulvio Galli, da oltre trent'anni agente Generali a Goito (Mantova) è un segnale che non va sottovalutato, soprattutto perché l'incremento è andato a discapito proprio della quota degli agenti. Franco Ellena, presidente della commissione distribuzione di Ania, durante un recente convegno organizzato da Insurance Connect, editore di questo giornale, ha ricordato che se c'è un dato certo su cui si può scommettere è che, a fine anno, gli agenti avranno perso quote di mercato. In questo contesto, Galli sostiene che sia ancora più importante il ruolo delle associazioni di categoria. Da sempre impegnato nelle attività sindacali, oggi è passato ad Anapa, dove è componente del collegio dei revisori dei conti, oltre che segretario generale del Gaa Generali.L'Europa mostra il volto del cambiamento: secondo lei, la direttiva Imd II, che è alle porte, è conosciutaabbastanza dagli intermediari italiani?Le innovazioni normative che hanno interessato l'attività di intermediazione assicurativa negli ultimi dieci anni sono tutte figlie della Imd I del 2002. Non v'è dubbio che l'attività di agente, se da un lato si è ulteriormente professionalizzata, dall'altro è stata oggetto di numerosi interventi che vanno nella direzione della trasparenza delle procedure, con l'obiettivo di tutelare in primis il consumatore.Ora, con la revisione della direttiva, ci troveremo di fronte a una nuova rivoluzione, che innoverà ancora una volta la nostra attività. Al centro dell'attenzione del legislatore europeo la distribuzione dei prodotti finanziari, la cui disciplina farà da benchmarking anche per quella dei prodotti dei rami vita e danni. Fari puntati sulla trasparenza della remunerazione e sul concetto di consulenza, mentre viene ampliato il campo di applicazione anche nei confronti delle compagnie dirette che, quanto agli adempimenti precontrattuali, saranno equiparate agli intermediari. A ogni modo, definiti i principi nella direttiva, la disciplina di dettaglio sarà riservata anche questa volta agli Stati nazionali, pertanto occorrerà vedere in che modo il legislatore italiano recepirà tali principi e come li adatterà al mercato domestico. Da questo punto di vista, a mio avviso, le associazioni di rappresentanza degli agenti dovranno svolgere un importante ruolo di sentinella e di impulso per non pregiudicare gli interessi e i diritti degli agenti.

Lei opera da anni per Generali, che può vantare una rete agenziale assolutamente fidelizzata e coesa. Riesce a spiegare il segreto di un così grande amore e abnegazione per la vostra bandiera? Francamente non penso che si tratti di amore e abnegazione, ma il fatto che consideriamo la mandante come nostro business partner, vale a dire un socio in affari, e non come controparte a prescindere.Noi siamo imprenditori, e fino a quando con il mio socio faccio affari non ho motivo per cambiarlo o per cercarne un altro.

Cosa pensa attualmente delle associazioni di categoria? È concreto il rischio che siano l'espressione del singolo e non il frutto di un lavoro di squadra? Non gradisco parlare degli altri, preferisco parlare di ciò che mi riguarda, cioè Anapa, dato che sono componente del collegio dei revisori dei conti, oltre che segretario generale del Gaa Generali. In Anapa, i gruppi aziendali hanno un ruolo rilevante, con la partecipazione dei rispettivi presidenti non solo alla definizione delle linee strategiche, ma anche allo svolgimento delle attività politico-sindacali. La tempestività e l'efficacia dell'azione di Anapa non sono dovute a una gestione personalistica, ma a una organizzazione snella e flessibile, che permette di agire in tempo reale, grazie anche all'ausilio delle nuove tecnologie. In Anapa tutti gli attori sono complementari e ogni decisione è il frutto di un reale lavoro di squadra. Franco Ellena, il presidente della commissione intermediazione dell'Ania, afferma che l'Italia è potenzialmente "meglio assicurabile" grazie, soprattutto, ai nuovi canali. Vero o falso? Se guardiamo ai numeri dobbiamo ammettere che nell'ultimo anno la vendita tramite i canali diretti nei rami danni ha fatto un balzo in avanti passando dal 7% nel 2011 all'8,1 % nel 2012, dopo che per anni si era attestata su una quota di mercato intorno al 6%. Certo, siamo ancora lontanissimi dalla quota di mercato detenuta dagli agenti (81% nel 2012), tuttavia è un segnale che non va sottovalutato, soprattutto se si considera che l'incremento di due punti percentuali dei canali diretti negli ultimi tre anni è andato a discapito della quota detenuta dagli agenti, restando la sostanziale stabilità degli altri due canali, broker e bancario. Tutto ciò però non inficia il ruolo di consulente professionale che l'agente svolge nei confronti del cliente, ruolo che proprio la prima versione della direttiva europea aveva delineato nel prevedere la responsabilità dell'intermediario professionale di proporre e consigliare al cliente un prodotto adeguato alle esigenze assicurative espresse. Ritengo che la relazione personale sia ancora un fattore competitivo in questa attività che, oltre a rivestire un importantissimo valore economico, assume anche un rilievo sociale fondamentale per lo sviluppo del mercato e il benessere della società. Nuove forme di distribuzione stanno intaccando la centralità del mondo agenziale, da sempre considerato un asset insostituibile. Sarà possibile trovare un terreno comune fra agenti e imprese? Il confronto e il dialogo, anche se serrati, sono sempre preferibili alla chiusura e all'incomunicabilità. Ce lo auguriamo tutti, per il bene della categoria, che si riesca a trovare un tavolo comune fra agenti e imprese. Per il momento si è aperto ufficialmente il tavolo di trattativa tra Ania e rappresentanze agenziali e, checché ne dicano gli altri, un plauso va riservato alla nostra associazione, che è stata la principale protagonista della rottura di quel muro che impediva da sette lunghi anni i rapporti ufficiali tra le rappresentanze di imprese e quelle degli agenti. È fondamentale che le imprese continuino a considerare gli agenti come un asset strategico su cui investire per lo sviluppo del mercato. Dal canto nostro, dovremmo rifuggire da teorie che mirino a estremizzare ed enfatizzare la figura di agente che opera senza mandato, e che rischia soltanto di costituire un ulteriore fattore di disintermediazione. Piuttosto dovremmo concentrarci sul valore, impareggiabile e insostituibile, della consulenza assicurativa basata sull'intermediazione operata da un agente, rispetto a quella esercitata tramite i canali diretti. La sfida sarà come gestire il cambiamento e come sfruttare a vantaggio del canale agenziale le opportunità che si dispiegano dall'avvento del digitale e dei social media.

Carla Barin

Fonte: www.insurancetrade.it/YES/414_martedi26novembre.pdf


L'introduzione del "paniere di beni e servizi" consente alle imprese di predisporre una gamma di servizi tra i quali i dipendenti possono scegliere quello a loro più utile o gradito: si tratta di un'agevolazione importante che permette di riconoscere un contributo aggiuntivo ai collaboratori e a quest'ultimi di ridurre il peso di eventuali spese, come i libri scolastici o l'abbonamento ai mezzi pubblici.

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